Missione Uganda 2017 il pensiero degli amici di Salvagente Italia


Salvagente è tornata: una manciata di ore sono trascorse da quando abbiamo nuovamente messo piede sul suolo europeo… una manciata di ore che sembra già un’eternità.

Infiniti i km percorsi, infiniti i km che ora separano i nostri corpi e le nostre menti dalle nostre anime, fermatesi laggiù a riprendere fiato.

Una manciata di ore già diventata infinita, una distanza infinita per noi ora insignificante.

Le nostre valigie sono state svuotate… e tra i vestiti sporchi di terra rossa abbiamo dovuto sistemare sorrisi di bimbi, immagini di povertà, calore di casa, un’accoglienza perfetta, il ritmo di una vita, nonostante tutto, pulsante…balli di pura energia, mani protese a chiederci aiuto, mani che ringraziano per una sola caramella, occhi imploranti nei quali ci si specchia… riflessi attraverso i quali si fanno i conti con sè stessi.

È un bagaglio pesante da sistemare quello con cui torniamo indietro: eppure all’aeroporto i kg erano sempre gli stessi…

Quello da cui rientriamo è un viaggio al centro della terra, nel punto più centrale di quel mappamondo che abbiamo spesso davanti agli occhi. Terra “AL CENTRO”… ma da quassù terra “di confine”, terra lasciata ai margini, terra pressoché sconosciuta, terra invisibile… eppure esistente.

Un viaggio al centro del mondo e un viaggio al centro di noi stessi. In quella terra il tempo è improvvisamente rallentato: a passo lento siamo entrati dentro noi stessi e spogliatici delle nostre abitudini, con le anime nude, ci siamo rivestiti di emozioni, riflessioni e domande… vestiti che ora valgono come seta.

Sotto cieli di infinita bellezza, mentre gli astri brillavano come lucciole, ci siamo interrogati sull’assurda diversità dei due mondi e con gli occhi verso l’alto ci siamo chiesti “E QUI, TU DOVE SEI?”.
Con gli occhi rivolti a quelle lucciole ci siamo sentiti piccoli, impotenti, incapaci di colmare quella infinita distanza tra quei due lati dello stesso mondo…

Eppure quei due lati del mondo ruotano insieme sotto lo stesso cielo, guardando insieme le stesse lucciole brillanti…

Il bagaglio pesa al rientro e ognuno di noi vorrebbe svuotarlo e trasformare in parole quello che ha nello zaino… ma la voce si rompe e si affievolisce al primo tentativo. Non bastano parole, non bastano immagini, fotografie, video per ricreare le stesse emozioni. E così ricade il silenzio.

Del resto qui non fanno rumore le grida dei bambini di strada, difficile sentire il rumore delle pietre che sono costretti a spaccare come unica attività nelle loro giornate, non fanno rumore i passi infiniti per andare a raccogliere l’acqua, non fanno rumore le case vuote che rimbombano solo buio e accoglienza, non fanno rumore i balli e i canti durante una messa per ringraziare un qualche Dio del solo fatto di essere vivi, non fanno rumore le mani che scivolano curiose sulla nostra pelle sbiadita, non fanno rumore i giochi con il copertone di una bicicletta, non fanno rumore i piatti vuoti di cibo, prospettive e futuro.

Vorremmo alzare il volume e sentirli ancora questi rumori…
Ma il volume non funziona in questo lato del mondo.
Eppure ruotiamo comunque sotto lo stesso cielo.

Mirko, Filippo, Valentina, Rossana, Sabrina ed Emiliano

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